INFORMAZIONE! Scarsa professionalità


L’informazione.

25-07-2012

Scarsa professionalità


Oggi sia alla televisione, che sulla carta stampata i giornalisti hanno cambiato sistema nel comunicare i fatti tragici. Anziché descrivere perché questi inevitabilmente accadono e col fine di evitare che di quelle tragedie ne succedano sempre meno, capovolgono il movente.
Così l’alpinista che incoscientemente si arrampica e cade, non è per colpa sua ma della montagna maledetta che l’ha invitato a salire. E per l’automobilista che esce dalla strada, non è per colpa della sua eccessiva velocità o sua distrazione, ma di quella curva maledetta.  Se un motociclista sbanda e finisce contro un palo della luce, è quest’ultimo che è maledetto poiché si trova nel posto sbagliato.
Un ciclista che rovinosamente va contro una pianta, è perché questa non si sarebbe dovuta trovare in quel posto, perciò anch’essa diventa maledetta.
Ridicole, sono anche le interviste fatte alle persone terremotate, che in pochi istanti si sono trovate con la propria casa distrutta e magari private anche dell’affetto dei propri cari perché deceduti nel crollo della stessa. Le domande più ricorrenti dell’inviato televisivo sono state: “Come si sente?” “Che cosa farà adesso?”. Come se fosse possibile non immaginare la risposta più ovvia! O forse che quei cronisti si aspettano che quello sventurato possa rispondere: “È stata un’avventura fantastica!” e che magari si possa fare anche una bella risata e saltare di gioia!
Non sarebbe meglio che in questi casi i cronisti rispettassero il dolore dei malcapitati limitandosi a descrivere il disastro che il sisma ha provocato, senza fare domande fuori luogo e poco intelligenti?
Spero che questo linguaggio ingenuo e dilettantistico utilizzato quasi da tutti cronisti, sia bandito il prima possibile, e si ritorni al vero professionismo, quello che in primo luogo cerca di riferire con dovizia di particolari e con serietà come sono andati i fatti e che porta il massimo rispetto nei confronti delle situazioni in cui si vengono a trovare gli intervistati.
G. R.
 

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