"Mamma" RAI!



Il presidente della Rai Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi

28 Dicembre 2012

Siccome siamo prossimi al pagamento del canone Rai che anche quest’anno aumenta, sono andato di proposito in rete a sbirciare come “mamma”Rai tratta i suoi dirigenti, e mi sono soffermato in particolare su due titoli di quotidiani che trovate di seguito in alcuni ritagli sintetizzati al massimo per non annoiarvi.
Sono rimasto sconcertato dagli stipendi che quelle persone prendono, se poi aggiungiamo a questi i contratti di milioni di euro ai presentatori, le cifre esorbitanti che sono date agli ospiti che intervengono nelle trasmissioni e tutto il resto, mi rimane difficile per primo pagare il canone, secondo, comprendere l’agenda Monti.
E chi potrebbe sostenerla al di fuori del trio Casini, Fini e Montezemolo, che prevede fra l’altro che, chiunque governi, se verrà tolta l’IMU, l’anno successivo dovrà essere reintrodotta  raddoppiandola.
Io credo invece che tale somma si possa recuperare benissimo intervenendo sugli stipendi dei dirigenti Rai e su quelli dell’apparato dirigenziale dello Stato, partendo da quello del Presidente della Repubblica, e non aumentandoli come spesso succede ma quantomeno dimezzandoli. Non solo si può in tal modo togliere l’IMU ed evitare di reintrodurla, ma anche diminuire la pressione fiscale per fare  ripartire i consumi e di conseguenza aumentare i posti di lavoro e uscire dalla crisi.
G. R.
Ritagli
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25luglio 2012
Rai, il presidente Tarantola si taglia lo stipendio (di poco)
Più informazioni su: dgRai.
80.000 euro in meno rispetto al suo predecessore, Paolo Garimberti. Il compenso del presidente Anna Maria Tarantola sarà di 366mila euro (invece di 448mila euro):

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IL Secolo XIX
20 Luglio 2012
La cuccagna della Rai
Roma – I loro stipendi sono avvolti dal riserbo più assoluto, sebbene la Rai sia un’azienda a capitale pubblico, ma un dato e certo: dirigenti e direttori di viale Mazzini, conservano in dote i propri stipendi dorati anche se sono destinati a mansioni differenti e, se non inferiori, di certo con minori responsabilità rispetto al passato. Il caso del nuovo direttore generale Luigi Gubitosi, superpagato (tra stipendio fisso e indennità da direttore intascherà ben 650mila euro l’anno) e, soprattutto, assunto a tempo indeterminato, non è certo l’unico nella tv di Stato. Se Gubitosi, una volta scaduto l’incarico di dg, resterà in Rai con uno stipendio da 400mila euro, c’è chi è riuscito a ottenere dall’azienda anche di più.
l’ex direttore generale Claudio Cappon, oltre 600mila euro che hanno continuato a entrargli in tasca anche quando è stato sostituito da Mauro Masi . Pure Lorenza Lei, la dirigente che ha sostituito Masi e preceduto Gubitosi. Adesso avrà un nuovo incarico, con uno stipendio ridotto, si fa per dire, a 420mila euro.
D’altra parte, l’unico caso di direttore generale con contratto a termine è stato quello di Mauro Masi che era in aspettativa da Palazzo Chigi e al quale sono stati destinati più di 700mila euro l’anno per un triennio: in Rai c’è rimasto solamente 24 mesi, ma l’azienda gli ha comunque dovuto pagare tutti e tre gli anni.
A conservato lo stipendio da direttore Antonio Capraricastorico corrispondente Rai dalla Gran Bretagna, corrispettivo annuo di poco inferiore ai 400mila euro.
Questi esempi sembrano essere solamente la punta dell’iceberg di viale Mazzini, dove ci sono almeno una trentina di posizioni dirigenziali che non guadagnano meno di 300mila euro.
Tra loro di certo c’è Giancarlo Leone che, da vicedirettore generale guadagnava 400mila eurl’anno ,un altro vicedirettore generaleGianfranco Comanducci, reddito annuo di oltre 400mila euro , ancoraFabrizio Del Noce, che pure vale 400mila euro l’anno, visto che Del Noce sarebbe prossimo alla pensione. Che non significa necessariamente fuori dalla Rai, come dimostra Giovanni Minoli, direttore di Rai Scuola e Rai Educational, con uno stipendio di oltre500mila eurofino al maggio del 2010, quando è andato in pensione con già in tasca l’incarico di coordinare .

Aggiungo io: Una vera vergogna!

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