La parola "EROI"! Oggetto di riflessione




Gli eroi del Risorgimento

7 Agosto 2012

EROI

Un tempo erano chiamati tali, coloro che emergevano nel mondo con imprese eccezionali, lottavano con coraggio e generosità sino al cosciente sacrificio, per un ideale ritenuto valido e giusto.
Ricordiamo durante il periodo del Rinascimento l’eroe dei due mondi “Garibaldi”.
Oggi, a me sembra che questa parola abbia perso il proprio significato, infatti, da tutta l’informazione, dai personaggi della politica e dalle più alte cariche dello Stato, è usata troppo sovente per dei fatti si importanti ma ovvi.
Prendiamo ad esempio i nostri militari sparsi nel mondo, che cercano di aiutare le popolazioni a risollevarsi dalla distruzione delle guerre, certo fanno cose straordinarie e per questo sono da ammirare e da ringraziare. Ma se alcuni muoiono in qualche attentato o rappresaglia, mi sembra eccessivo chiamarli eroi, anche perché vorrei vedere quanti di questi volontari partirebbero se non fossero così ben pagati.
Quando fare il militare era obbligatorio, questi dovevano obbedire, partire ugualmente anche contro la propria volontà e senza nessuna retribuzione, pertanto quale riconoscimento a loro andava attribuito!?
Anche le vittime delle nostre forze dell’ordine che operano nel territorio nazionale, polizia, carabinieri, vigili del fuoco e guardie giurate, tutti insomma, non dovrebbero essere considerati tali e trattati con le stesse onoranze!
Se in America facessero come in Italia, con tutti i militari americani che purtroppo perdono la vita, al Presidente statunitense e suoi collaboratori resterebbe ben poco tempo per affrontare i problemi del paese.
È chiamato eroe un genitore che rischia o perde la vita nel salvare un figlio. Ma quale eroe! E’ l’istinto di ogni essere umano di soccorrerne un altro in difficoltà, se poi quest’ultimo è anche un figlio, è ancora più normale che ciò avvenga.
Persino il cane che indica dove si trova una persona sotto le macerie è chiamato tale, dimenticando che ciò è dovuto al suo fiuto particolarmente sensibile e più sovente al particolare addestramento a cui viene sottoposto.  Magari per molti mesi o per anni era stato torturato costringendolo a fare solo quella determinata cosa in cambio di biscottini.
Potremmo allora chiamare eroi pure quelli che lavorano in miniera, che per anni scendono anche a due o più chilometri di profondità, vedono la luce del sole soltanto nel fine settimana e guadagnano pochi euro al mese, appena sufficienti per mantenere la famiglia.
E ancora dovrebbero essere chiamati eroi quelli che lavorano alle catene di montaggio, che per quarant’anni montano lo stesso bullone e che hanno la fortuna di andare in pensione ancora sani di mente.
Terminando, credo che tutti noi in qualsiasi posizione ci troviamo, partendo da quelli con più responsabilità, dovremmo fermarci e riflettere, ritrovare quei valori da qualche tempo persi e dare agli avvenimenti e alle parole il giusto significato.
G. R.
 

Nessun commento:

Posta un commento