Il discorso di fine anno del P.D.R. G. Napolitano





Il discorso di fine anno del Presidente G. Napolitano

4 Gennaio 2013

Discorso di fine anno del P. D. R. Giorgio Napolitano.
Per giorni si è parlato del suo discorso come se nel contenuto ci fossero state novità e sorprese.  Nulla di tutto questo, infatti, non è altro che il riepilogo, che ogni Presidente tutti gli anni fa, di quello che nelle varie occasioni ha già detto e sempre riferito agli stessi problemi. Discorsi questi sempre condivisi quasi da tutte le forze politiche, però pronte a ignorarli subito dopo.Infatti, da parecchi anni, si dice che bisogna dare spazio ai giovani, dar loro la possibilità di lavorare, ridurre la  disuguaglianza sociale, tenere sotto controllo  il debito pubblico, ecc.Oggi, la situazione dell’Italia è sotto gli occhi di tutti. E’ notevolmente peggiorata, i giovani hanno meno spazio di prima, è diminuita la possibilità che essi trovino un lavoro, la disuguaglianza è aumentata e il debito pure.Perciò, tornando al tema principale cioè al discorso dei Presidente, credo lo si debba accettare come proforma inevitabile giacché, non avendo la facoltà di imporre come fare le cose, deve limitarsi a evidenziare i soliti problemi in generale.
Ritengo pertanto necessario, per governare meglio e affrontare i problemi sopra citati, che venga modificata profondamente la Costituzione per modernizzare il sistema organizzativo di tutto l’apparato statale.
Penso anche che non siano necessari due Presidenti bensì uno che conti, eletto dal popolo,  per aver dimostrato nella campagna elettorale, la propria intelligenza e capacità di manager per affrontare i problemi d’interesse comune per tutto il paese, giudicabile solo dal Parlamento che rappresenta la Nazione.

Che poi si chiami Presidente del Consiglio o dell’Italia oppure della Repubblica, l’importante è che abbia poteri decisionali per realizzare il proprio programma, per il quale è stato eletto, senza subire ricatti. Con la facoltà di sostituire qualsiasi personalità responsabile, senza che questi possano attendere la fine del mandato.
Auspico infine che siano soppressi tutti quei piccoli partiti, al fine di avere due forti schieramenti che siano alternativi ma capaci, nei momenti di difficoltà del paese, di lavorare assieme per affrontare i problemi di tutti con equità.
L’esempio ci viene dato ancora una volta dagli Stati Uniti dove pochi giorni fa, per affrontare il loro debito pubblico, repubblicani e democratici si sono accordati per tassare i grandi capitali aiutando i ceti più deboli.
L’opposto di quello che avviene da noi dove i partiti di maggioranza trovano l’accordo solo quando si tratta di far pagare di più ai redditi medi e ai più deboli.

 G,R

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